"Io credo di non essere responsabile del significato o dell'assurdità del vivere,
invece credo di essere responsabile di quello che faccio personalmente con la mia propria, irripetibile vita"
(Hermann Hesse)


mercoledì 4 agosto 2010

Le origini del cocktail


La parola cocktail appare per la prima volta nell'edizione del 16 maggio 1806 del Balance and Columbian Repository che ne dava la seguente definizione:

"Cocktail is a stimulating liquor composed of spirits of any kind, sugar, water, and bitters." tradotto "Bevanda stimolante, composta di diverse sostanze alcoliche alle quali viene aggiunto dello zucchero, dell'acqua e dell'amaro."
La prima pubblicazione di una guida che includesse ricette di cocktail è del 1862: How to Mix Drinks; or, The Bon Vivant's Companion, del professor Jerry Thomas. Oltre alla lista delle solite bevande con mix di liquori, vi erano scritte 10 ricette che erano chiamate "Cocktails". L'ingrediente che differenziava i "cocktails" dalle altre bevande in questo compedio era l'uso degli amari, anche se questo tipo di ingrediente non si trova oramai quasi più nelle ricette moderne. Durante il Proibizionismo negli Stati Uniti (1919-1933), quando il consumo di alcool era illegale, i cocktail erano comunque bevuti negli "speakeasies". Durante questo periodo la qualità dei liquori era scadente rispetto ai periodi precedenti, per questo motivo i baristi tendevano a mescolare i liquori con altri ingredienti. Proprio durante questo periodo si fanno risalire le prime vere raccolte di ricette per cocktail dell'era moderna, soprattutto in Europa, con le 900 recettes de cocktail di Torelli nel 1927 a cura di Torelli (un barman di Parigi) e il The Sailoy Cocktail inglese del 1931. Anche cinema e letteratura hanno contribuito al successo dei cocktail. Secondo una leggenda invece, la parola Cocktail, che significa letteralmente "coda di gallo", ha origine dalla parola inglese Cock-Ale ovvero "Birra del Gallo": una miscela di liquori che veniva fatta bere ai galli da combattimento nel XVIII secolo. La bevanda così ottenuta, decorata con un numero di penne di coda di gallo corrispondente al numero degli ingredienti usati, veniva poi bevuta anche dagli scommettitori che avevano vinto.

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