Vorrei commentare le storie 2 e 3 che mi hanno fatto riflettere sul ruolo di noi studenti e dei nostri professori. Prima però posto un link che ho trovato curiosando sulla rete. Parlando di "Open Educational Resources"
http://ocw.mit.edu/index.htm
Università del Massachusetts, qui si possono trovare testi, video, insomma materiale di vario genere su molti corsi universitari. Ovviamente la parte che interessa a noi studenti di Medicina si trova nella sezione Health Sciences and Technology .
Enjoy!!!!
Storia 2
"uno studente consapevole che conduce in prima persona il processo di apprendimento, recependo le proposte degli insegnamenti ma svolgendo nel contempo un ruolo critico, talvolta operando selezioni e integrazioni". Un Cosmopolitismo, quello di internet, abbatte i muri delle convenzioni... anche quelle del piano di studi! . L'apprendimento non deve basarsi su un'unica autorevolezza, che, per quanto illustre, darà sempre un unico parere in merito a una questione. Lo studente deve avere la possibilità di confrontarsi con altre fonti, integrandole, selezionandole. Siamo liberi di costruirci il sapere scegliendo cosa per noi è appropriato e cosa non lo è: sfruttiamo cioè il nostro senso critico.
Personaliziamo il nostro piano di studio e soprattutto ci rendiamo attivi: evitiamo di essere contenitori passivi di conoscenza.
Storia 3
Bella la domanda che conclude questa storia: "in che misura possono essere “proprie” le cose che insegnamo?"
Il sapere non è proprietà di nessuno, almeno per ora! Passa da uomo in uomo per essere tramandato, per mantenersi vivo, così passa da maestro in allievo dai tempi dei tempi. Come ci poniamo di fronte a ciò che insegnamo? Ci immagino come tedofori all'Olimpiade, mezzi che la conoscenza usa attraverso i secoli per restare sempre ardente. Non si può imprigionare il sapere nelle nostre abitudini, nelle nostre congezioni. "Panta rei os potamòs" (dal greco πάντα ῥεῖ), tradotto come "Tutto scorre come un fiume", così affermava Eraclito: niente resta uguale a prima, neanche il sapere, che muta costantemente nel tempo; chi insegna ha il dovere di stare al passo coi tempi, usare i mezzi tecnologici a disposizione, aprirsi a nuove vie di insegnamento, collaborando ad esempio con università lontane e non restare chiusi come 50 anni fa. Ora che si hanno le possibilità, perchè non sfruttarle?
sabato 7 agosto 2010
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