"Io credo di non essere responsabile del significato o dell'assurdità del vivere,
invece credo di essere responsabile di quello che faccio personalmente con la mia propria, irripetibile vita"
(Hermann Hesse)


mercoledì 8 settembre 2010

sabato 4 settembre 2010

articolo da Repubblica di qualche anno fa...

D'amore s'impazzisce, ecco le prove
nel cervello scatta l'effetto doping

Test su migliaia di studenti americani nei primi mesi di relazione
DAL nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI



LONDRA - William Shakespeare lo sosteneva già quattro secoli or sono, ma adesso giunge una conferma scientifica: "innamorato pazzo" non è un modo di dire. L'amore è davvero una follia, un'autentica forma di malattia, un cocktail di manie, demenza e ossessione che sconvolge il normale funzionamento del cervello, spingendoci a comportamenti irrazionali, insoliti, incomprensibili, come comporre cento volte di seguito lo stesso numero telefonico, scoppiare a piangere per un nonnulla, perdere improvvisamente l'appetito, che visti dall'esterno possono essere scambiati per una psicosi.

La prova, secondo una ricerca condotta da eminenti neurologi, si trova in una regione del cervello che agisce da termometro delle nostre passioni: dentro la quale, in presenza di un innamoramento, si scatena una tempesta di dopamina, una sostanza chimica prodotta quando desideriamo o aspettiamo un qualche tipo di ricompensa emotiva. Succede agli sportivi, agli scommettitori, ai tossicodipendenti e - ora lo sappiamo - anche alle vittime di Cupido: che possiamo dunque chiamare, sia ben chiaro senza intenzione di offendere, "dopati" d'amore.

Lo studio pubblicato dal Journal of Neurophysiology riferisce un esperimento condotto da specialisti di New York e del New Jersey a cui si è sottoposto un gruppo di studenti universitari, tutti nelle prime settimane o nei primi mesi di "love story".

Attraverso migliaia di immagini del cervello, ricavate con uno scanner, i ricercatori hanno stabilito che: 1) l'amore romantico deriva da una regione del cervello differente da quella dell'eccitazione sessuale; 2) in termini neurologici, l'innamoramento è simile alla fame, alla sete o al desiderio di droga da parte di un tossico; 3) con il passare del tempo, la tempesta di dopamina gradualmente si riduce, pur senza scomparire del tutto (perlomeno non scompare dopo due anni, non sono disponibili dati su relazioni sentimentali più lunghe); 4) essere lasciati dal proprio innamorato ha un effetto neurologico simile o più forte di quello provocato dalla prima scintilla d'amore.
Banali verità, diranno gli innamorati, ma un conto è fidarsi di scrittori e poeti ("il mio amore è come una febbre", scriveva Shakespeare) e un altro scoprire i processi chimici causati dal sentimento nel cervello.

La ricerca degli scienziati americani non è la prima di questo genere: neurologi dell'università di Pisa, guidati dalla dottoressa Donatella Marazziti, erano giunti alla stessa conclusione per una via diversa, dimostrando che l'amore fa "ammattire" perché abbassa i livelli di serotonina, una sostanza con l'effetto di un calmante; e un altro studio, svolto dall'University College di Londra, aveva rilevato che i circuiti neurali si modificano durante l'innamoramento, facendo vedere a entrambi "tutto rosa", ossia celando difetti e mancanze reciproche. A proposito: il nuovo esperimento indica tra l'altro che, quando un amore finisce, i circuiti neurali restano intatti, pronti a riaccendersi in presenza di un nuovo amore. La "febbre", commenterebbe il grande bardo, sale, scende e poi, con un po' di fortuna, torna a salire un'altra volta.

martedì 31 agosto 2010

Assignment 9

L'esperienza del blog non si conclude qui per me, ma continuerà!!! Mi piace il fatto di poter condividere con altri i miei pensieri, le mie passioni, poter creare cose in cui esprimo me stessa, sia che si parli di assignment o altro. L'idea del blog è stata grandiosa, perchè ci siamo evitati il solito esame noioso, e soprattutto abbiamo discusso di temi che, seppur sempre legati al mondo dell'informatica, ho trovato estremamente interessanti. Insomma approvo al mille per cento questo connubio esame-blog e spero che l'iniziativa perduri nel tempo!!!!

venerdì 20 agosto 2010

Ho dormito con te tutta la notte

Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.

Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.

Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
- pane, vino, amore e collera -
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.

Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l'oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.

Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.

---Pablo Neruda---


giovedì 19 agosto 2010

mercoledì 11 agosto 2010

Cantorum

Il Cantico dei Cantici o semplicemente Cantico ( שיר השירים, shìr hasshirìm, Cantico sublime) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana.È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è avvenuta in Giudea nel V-III secolo a.C. ad opera di un autore ignoto, sulla base di qualche testo più antico (risalente forse X secolo a.C.).È composto da 8 capitoli contenenti poemi d'amore (con alcune implicite allusioni erotiche) in forma dialogica tra un uomo (anonimo) e una donna ("Sulammita").

]Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
[7]Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.


sabato 7 agosto 2010

Assignment 8

L'argomento delle Open Resources mi ha molto interessato. Quasi per caso mi sono imbattuta nell'"Open Educational Resources in Italy" ancor prima di leggere questo assignment, però non l'ho trovato molto utile, nel senso che è abbastanza povero di materiale. Questo perchè molti di noi sono ignari dell'esistenza di Open resources, poche persone= poco materiale caricato.

Ho già accennato della mia esperienza personale con le Open resources nell'assignment 7; certamente positiva, riuscì a trovare video sull'evoluzione dell'embrione fatti veramente bene, oltre a immagini ben selezionate e una spiegazione sottotitolata in inglese veramente accurata. ( ho postato i link nell'ass. 7). Credo che il loro contributo nel superamento dell'esame sia stato notevole; quindi è molto utile ricordarsi delle Open Resources nei momenti di buio profondo!!!

Mi è piaciuto molto l '"Open Courseware Consortium ", ho trovato interessanti testi e tracce audio sulla medicina e sulla salute pubblica nella storia americana.

Assignment 7

Vorrei commentare le storie 2 e 3 che mi hanno fatto riflettere sul ruolo di noi studenti e dei nostri professori. Prima però posto un link che ho trovato curiosando sulla rete. Parlando di "Open Educational Resources"
http://ocw.mit.edu/index.htm

Università del Massachusetts, qui si possono trovare testi, video, insomma materiale di vario genere su molti corsi universitari. Ovviamente la parte che interessa a noi studenti di Medicina si trova nella sezione Health Sciences and Technology .
Enjoy!!!!



Storia 2

"uno studente consapevole che conduce in prima persona il processo di apprendimento, recependo le proposte degli insegnamenti ma svolgendo nel contempo un ruolo critico, talvolta operando selezioni e integrazioni". Un Cosmopolitismo, quello di internet, abbatte i muri delle convenzioni... anche quelle del piano di studi! . L'apprendimento non deve basarsi su un'unica autorevolezza, che, per quanto illustre, darà sempre un unico parere in merito a una questione. Lo studente deve avere la possibilità di confrontarsi con altre fonti, integrandole, selezionandole. Siamo liberi di costruirci il sapere scegliendo cosa per noi è appropriato e cosa non lo è: sfruttiamo cioè il nostro senso critico.
Personaliziamo il nostro piano di studio e soprattutto ci rendiamo attivi: evitiamo di essere contenitori passivi di conoscenza.

Storia 3

Bella la domanda che conclude questa storia: "in che misura possono essere “proprie” le cose che insegnamo?"
Il sapere non è proprietà di nessuno, almeno per ora! Passa da uomo in uomo per essere tramandato, per mantenersi vivo, così passa da maestro in allievo dai tempi dei tempi. Come ci poniamo di fronte a ciò che insegnamo? Ci immagino come tedofori all'Olimpiade, mezzi che la conoscenza usa attraverso i secoli per restare sempre ardente. Non si può imprigionare il sapere nelle nostre abitudini, nelle nostre congezioni. "Panta rei os potamòs" (dal greco πάντα ῥεῖ), tradotto come "Tutto scorre come un fiume", così affermava Eraclito: niente resta uguale a prima, neanche il sapere, che muta costantemente nel tempo; chi insegna ha il dovere di stare al passo coi tempi, usare i mezzi tecnologici a disposizione, aprirsi a nuove vie di insegnamento, collaborando ad esempio con università lontane e non restare chiusi come 50 anni fa. Ora che si hanno le possibilità, perchè non sfruttarle?

venerdì 6 agosto 2010

Big Fish - Tim Burton

MATRIOSKA delle PREFERENZE
una delle scene preferite di uno dei miei film preferiti del mio regista preferito

Assignment 7 storia 1

La prima storia mi ha fatto ripensare a quando preparavo l'esame di Anatomia I, non che i nostri professori assomiglino al professore di Sharon, ma l'uso di internet mi è stato di grandissimo aiuto: avevo trovato svariati siti di università americane dove grazie al contributo di video e immagini i miei dubbi vennero risolti. Ad esempio, utilissimo è stato il programma VisibleBody, in cui è possibile osservare il corpo umano in 3D. Era il mio riferimento principale per lo studio dei muscoli...
Altro esempio è l'esame di Istologia, curiosando nel sito del Dipartimento, vidi che il nostro professore aveva caricato dei link di università americane. Ero in uno stato di sconforto peso, quell'embriologia era un bel problema! Visitai i link e scoprì, con mio enorme sollievo, l'esistenza di video (in inglese) che in dieci minuti riuscirono a spiegarmi argomenti che non avevo capito in un pomeriggio intero!
Le lezioni online possono dunque essere un valido supporto per noi studenti, a disposizione in qualsiasi momento della giornata, soprattutto per coloro che, come sharon, hanno altre attività oltre allo studio.
lascio qui i link che avevo aggiunto tempo fa tra i miei preferiti
http://cna.uc.edu/embryology/contents.htm
http://www.med.upenn.edu/meded/public/berp/index.html
http://www.indiana.edu/~anat550/embryo_main/index.html


http://www.visiblebody.com/

veloce riflessione sul test di medicina 2010

1700 studenti a massacrarsi per soli 220 posti.
Questa è una grande infamia.

mercoledì 4 agosto 2010

Le origini del cocktail


La parola cocktail appare per la prima volta nell'edizione del 16 maggio 1806 del Balance and Columbian Repository che ne dava la seguente definizione:

"Cocktail is a stimulating liquor composed of spirits of any kind, sugar, water, and bitters." tradotto "Bevanda stimolante, composta di diverse sostanze alcoliche alle quali viene aggiunto dello zucchero, dell'acqua e dell'amaro."
La prima pubblicazione di una guida che includesse ricette di cocktail è del 1862: How to Mix Drinks; or, The Bon Vivant's Companion, del professor Jerry Thomas. Oltre alla lista delle solite bevande con mix di liquori, vi erano scritte 10 ricette che erano chiamate "Cocktails". L'ingrediente che differenziava i "cocktails" dalle altre bevande in questo compedio era l'uso degli amari, anche se questo tipo di ingrediente non si trova oramai quasi più nelle ricette moderne. Durante il Proibizionismo negli Stati Uniti (1919-1933), quando il consumo di alcool era illegale, i cocktail erano comunque bevuti negli "speakeasies". Durante questo periodo la qualità dei liquori era scadente rispetto ai periodi precedenti, per questo motivo i baristi tendevano a mescolare i liquori con altri ingredienti. Proprio durante questo periodo si fanno risalire le prime vere raccolte di ricette per cocktail dell'era moderna, soprattutto in Europa, con le 900 recettes de cocktail di Torelli nel 1927 a cura di Torelli (un barman di Parigi) e il The Sailoy Cocktail inglese del 1931. Anche cinema e letteratura hanno contribuito al successo dei cocktail. Secondo una leggenda invece, la parola Cocktail, che significa letteralmente "coda di gallo", ha origine dalla parola inglese Cock-Ale ovvero "Birra del Gallo": una miscela di liquori che veniva fatta bere ai galli da combattimento nel XVIII secolo. La bevanda così ottenuta, decorata con un numero di penne di coda di gallo corrispondente al numero degli ingredienti usati, veniva poi bevuta anche dagli scommettitori che avevano vinto.

Assignment 6

PubMed è una bella sorpresa! Spesso mi metto a curiosare su internet circa vari tipi di malattie, loro diagnosi o cure, peccato che il più delle volte ognuno esprime un parere diverso e allora: chi ha ragione? o meglio su quale voce possiamo fare più affidamento?. Tutti ci improvvisiamo medici o addirittura ci reputiamo tali e scriviamo fesserie! Non dico che ciò che è scritto su PubMed sia la verità, ma almeno c'è un minimo di controllo delle informazioni che contiene. Credo però che queste informazioni siano fin troppo specifiche per chi non ha un minimo di conoscenza in campo medico: ad esempio ho scritto "lupus erythematosus". L'Inglese è la minor difficoltà incontrabile nel sito, ciò che spaventa di più è la mole di risorse con cui si viene a contatto! quasi ci si perde! Sono stata soverchiata da una lista di altre patologie legate al lupus, ma non c'è un articolo che parta da una semplice domanda: cosa è il lupus erythematotus?. Si presuppone quindi che chi legge abbia già la conoscenza di cosa è il lupus?
Per carità, il sito è interessante, ma al momento non credo che ne farò uso, aspetto di aver studiato un pò più Medicina!

martedì 3 agosto 2010

Cocktail mon amour

Alexander




Angelo Azzurro



Cosmopolitan




Martini Dry


La trasparenza del suo sguardo aveva la purezza assoluta di Sirio quando brilla lontana nel cielo notturno, o di un Dry Martini preparato a perfezione che attraverso il bicchiere da cocktail emana la sua limpida luce.-

Banana Yoshimoto


Assignment 5, coda: social networking

Estremamente utile questo assignment! ho trovato nuovi social networking di cui prima , a essere sincera, ignoravo l'esistenza. Mi sono messa a curiosare tra i link che ha pubblicato il professore e ho scoperto Anobii; beh, niente a che vedere con Facebook! Posso prendere spunto dalle letture degli altri e farmi consigliare su un nuovo libro . Allo stesso modo sono rimasta colpita da Flickr: non sono una brava fotografa, ma le fotografie artistiche mi hanno sempre affascinato. Ho osservato le foto pubblicate, sono davvero belle! Penso di inserirlo tra i miei link preferiti, così ogni tanto dò un'occhiata. YouTube è ormai straconosciuto e strausato; Twitter lo associo troppo a Facebook, quindi al momento non mi interessa. Facebook è utile per mantenersi in contatto con gli amici; noi del Cubo 2009/2010 lo usiamo per scambiarci informazioni sulle lezioni, sugli esami, insomma su un pò tutto ciò che riguarda l'ambiente universitario. Ciò non toglie che sul suo uso occorre fare attenzione, ci scordiamo che i dati da noi stessi inseriti sono visibili da tutti e non è sempre un bello spettacolo (!), troppo spesso FB diventa la degradante vetrina per gente che vuole mettersi in mostra.

venerdì 30 luglio 2010

Antòn Cèchov, La Camera N°6

[Ivàn Dmìtric Gròmov, uomo sui trentatré anni, nobile, ex usciere giudiziario e segretario del governatorato, soffre di mania di persecuzione. Egli o sta sul letto raggomitolato, o cammina da un angolo all'altro, come per fare dell'esercizio; seduto ci sta assai di rado. E' sempre eccitato, inquieto e in uno stato di tensione per l'attesa di qualcosa di vago e d'indefinito. Basta il più piccolo fruscio nell'entrata o un grido nel cortile perché egli sollevi la testa e tenda l'orecchio: non verranno a chiamarlo? Non cercano lui?]...[ Le sue smorfie sono strane e penose, ma i fini lineamenti che una profonda e sincera sofferenza imprime al suo viso sono quelli di una persona ragionevole e intelligente e gli occhi hanno una luce sana e calda.]...[ Quando parla, riconoscete in lui e il pazzo e l'uomo. Parla della bassezza umana, della violenza che calpesta il diritto , delle inferriate che gli ricordano ad ogni minuto la stupidità e la crudeltà degli oppressori.] ...[ I fatti e la logica sana lo convincevano che le sue paure erano assurde e frutto di psicopatia, ma quanto più egli ragionava con intelligenza e con logica, tanto più forte e tormentosa diventava la sua agitazione interna. Vedendo che era cosa inutile cessò di ragionare e s'abbandonò tutto alla disperazione e alla paura. Prese ad isolarsi e a fuggire la gente. La sua professione già prima gli ripugnava, ma ora gli divenne insopportabile. Lo strano è che mai in altri tempi il suo pensiero era stato così agile e ricco d'inventiva come ora, quando ogni giorno escogitava mille diversi motivi di temere seriamente per la propria libertà e per il proprio onore. Però diminuì in modo sensibile il suo interesse per il mondo esteriore e in particolare per i libri, e la memoria cominciò a tradirlo fortemente.]...[ Il dottor Andrèj Efìmyc gli prescrisse delle compresse fredde sulla testa e delle gocce di lauroceraso, poi scosse tristemente il capo e uscì di casa dicendo che non sarebbe più tornato. Poiché Dmìtric non aveva di che vivere e di che curarsi ben presto lo mandarono all'ospedale.] ...[ Di gente che ami visitare i manicomi ce n'è poca a questo mondo, una volta ogni due mesi viene il barbiere. Come egli tosi i pazzi e come il custode Nikita lo aiuti a farlo, e in quale agitazione piombino i malati ad ogni apparizione del barbiere ubriaco e sorridente, noi non lo staremo a dire. Eccettuato il barbiere, nessuno getta lo sguardo nel padiglione. I malati sono condannati a vedere ogni giorno che passa il solo Nikita.]...[ Nell'ospedale i malati sono molti, ma il tempo è poco, e perciò la visita del dottor Efìmyc si limita ad un breve interrogatorio e alla distribuzione di qualche medicina, come un unguento volatile o l'olio di ricino. Efìmyc sta seduto con la guancia appoggiata al pugno e, meditabondo, fa le domande macchinalmente. Durante le visite non fa alcuna operazione; già da lungo tempo ne ha perduta l'abitudine e la vista del sangue gli procura un'emozione spiacevole.]...[Alla sera, quando battono le ore, Efìmyc chiude gli occhi per riposare un poco. Egli sa che mentre i suoi pensieri turbinano con la terra raffreddata attorno al sole, accanto al suo alloggio medico degli uomini languiscono nelle malattie e nella sporcizia; forse qualcuno non dorme, alle prese con gli insetti, qualcuno è infetto di risipola o geme per la fasciatura troppo stretta; tutta l'opera ospedaliera è basata sul ladrocinio, sul pettegolezzo, sulla maldicenza, sul favoritismo, su una grossa ciarlataneria, e l'ospedale, come per il passato, si presenta come un'istituzione immorale e al più alto grado dannosa per la salute degli abitanti.] ...[ E' venuto il dottore! Grido Dmìtric e si mise a sghignazzare. Finalmente! Signori mi congratulo! Il dottore ci onora di una visita! Maledetta canaglia! Bisogna ucciderla questa canaglia! No ucciderla è poco! Bisogna affogarla nella latrina!]...[ Voi (dottor Efìmyc) non conoscete affatto la realtà e non avete mai sofferto, voi vivete come una sanguisuga sulle sofferenze altrui.]...[ Ben presto corse voce che il dottor Efìmyc si era messo a frequentare la camera n°6. Nessuno poteva capire perché ci andasse, perché ci rimanesse delle ore intere, di che cosa parlasse e perché non prescrivesse delle ricette. Le sue azioni sembravano strane. Gli inservienti, le infermiere e i malati, incontrandolo lo guardavano interrogativamente e poi mormoravano fra loro.]...[ Uscito dal municipio Efìmyc comprese che quella era una commissione incaricata di indagare sullo stato delle sue facoltà mentali. ]...[ Efìmyc e il collega Chobotov si diressero verso il padiglione dove erano ricoverati i pazzi. Entrando nella camera Chobotov disse :” aspettatemi qui,torno subito. Passata mezz'ora invece di Chobotov entrò Nikita, tenendo tra le braccia una veste da camera e certa biancheria e pantofole. -Favorite di vestirvi vostra nobiltà, ecco il vostro lettino, favorite qui-. Efìmyc comprese tutto. Senza dire nemmeno una parola si avvicinò al letto e si sedette. ]...[ Andrèj Efìmyc si coricò e trattene il respiro; egli s'attendeva che Nikita lo picchiasse ancora. A un tratto gli balenò chiaro il terribile e intollerante pensiero che un dolore proprio uguale avevan dovuto provarlo per anni quegli uomini che ora sotto il raggio della luna parevan ombre nere (i pazzi). Come era potuto accadere che per lo spazio di più di vent'anni egli non l'avesse saputo o non l'avesse voluto sapere? ]

Superstition's Victim?

Potevo essere una vittima di stupide superstizioni.
"La mano sinistra è la mano del diavolo!" mi dicevano, e la mia manina grassottella veniva rinchiusa nella tasca del grembiulino. Un bambino non capisce il perchè delle cose, non capisce perchè c'è un trattamento diverso tra due mani che apparentemente sono uguali, entrambe infatti hanno 5 dita, sono buone perchè ti permettono di afferrare, indicare, comunicare. Allora perchè la sinistra è una mano cattiva?? Mi è importato poco saperlo, sta di fatto che sono diventata una di sinistra ( ! ), fisicamente ( e non solo) ...
L'aspetto più interessante dei mancini sta nella maggior simmetria tra i due emisferi cerebrali.
Non è un dato incoraggiante: la simmetria cerebrale è comune a tutti i vertebrati, eccetto l'uomo.
C'è di peggio: sono più "simmetrici" gli schizofrenici, rispetto ai sani.
Le caratteristiche personologiche dei mancini sono a tutti note: maggior creatività, originalità, duttilità nelle relazioni interpersonali.
Ma anche: imprevedibilità, bizzarria, maggior tendenza al calcolo e scarsa spontaneità.
E' incredibile l'abbondanza di ricerche condotte sui "sinistrorsi", in molti sostengono ad esempio che noi siamo più intelligenti dei "destrorsi", ho i miei dubbi in merito...
Ma a pensarci bene, quanti geni del passato erano abituè della sinistra??
In campo cinematografico rappresentano degnamente la categoria mostri sacri come Charlie Chaplin, Robert De Niro, Robert Redford, Marylin Monroe. L’arte è degnamente rappresentata da Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e Pablo Picasso. Grandi personaggi della storia annoverano fa le loro fila nomi come: Giovanna D’Arco, Alessandro Magno, Carlo Magno, Giulio Cesare, Napoleone, Truman, Ronald Regan, George Bush padre, Bill Clinton e Fidel Castro. Anche nella musica i mancini hanno primeggiato regalando al mondo intero geni del calibro di Ludwig van Beethoven, Bob Dylan, Sergei Rachmaninoff, Jimi Hendrix e Ringo Starr.

Riporto a seguire un articolo che mi ha estremamente incuriosito

La mano del Diavolo

Neuroscienze | Articoli | ** | Italiano

Mancino, parola di derivazione latina nata da manus, che significa mano, e dal suffisso cus, termine con il quale si indicava il portatore di difetti fisici.

Mancino dunque sinonimo di diversità, di handicap, condizione infelice, frutto addirittura, secondo la tradizione ebraica e cristiana, dell’influenza sull’individuo del maligno.

Inoltre anche per i musulmani era vietato lavarsi o mangiare utilizzando la mano "impura", cioè la sinistra.

Vita dura dunque per i mancini guardati con sospetto anche dal mondo scientifico accostatisi sempre con guardinga circospezione al fenomeno della cosiddetta chiralità sinistra ovvero la preferenza accordata a questa mano per svolgere le azioni quotidiane.

In un trattato di psichiatria del 1921 il mancinismo era addirittura annoverato fra le patologie rivelatrici di demenza.

Negli anni ’70 invece il mondo dei ricercatori riteneva che il preferire l’utilizzo della mano sinistra fosse in qualche modo correlato alla dislessia, alla difficoltà cioè di imparare a leggere.

Oggi l’atteggiamento della società civile e della comunità scientifica nei confronti del mancinismo è radicalmente mutato.

Gli scienziati si sono resi conto infatti che più che un difetto, la preferenza nell’uso della mano sinistra è una caratteristica dell’individuo e come tale va studiata cercando di capire il perché di questa scelta, le sue correlazioni con il sistema nervoso, le diverse modalità e i diversi gradi con cui il mancinismo si manifesta.

Numerosi studi scientifici sono stati fatti a tal proposito.

Nel Luglio di quest’anno alcuni ricercatori del Fetal Behaviour Research Centre presso la Queen’s University di Belfast guidati da Peter Hepper hanno scoperto come la preferenza nella scelta di una o altra mano non dipende dal cervello.

Osservando infatti, con la tecnica della scansione elettronica, 1000 feti nelle prime dieci settimane di sviluppo, i ricercatori hanno potuto vedere come i neonati muovano le braccia ancora prima che il cervello inizi a comandare questi movimenti.

Inoltre, in base ai dati dello studio dei ricercatori di Hepper, il braccio mosso in questa prima fase sarà poi quello d’elezione per tutta la vita.

Infatti su 75 bambini esaminati anche dopo la nascita, si è scoperto che fra i dieci e i dodici anni tutti, tranne 5, hanno confermato la loro decisione di quale mano usare in prevalenza per la vita quotidiana.

Queste evidenze sperimentali sono state sottoposte all’attenzione del quarto Forum della European Neuroscience Conference di Lisbona.

In quella sede Hepper e il suo team hanno spiegato che se i primi movimenti degli arti nella pancia della madre si manifestano prima che si formi il cervello, prima cioè della 20° settimana, allora è ragionevole supporre che siano questi primi movimenti ad influenzare la crescita del cervello stesso e non viceversa come si era creduto finora.

Occorrono dunque altre ricerche, conclude Hepper, per capire cosa influenzi la scelta di preferire la mano destra alla sinistra, evento che accade nel 90% dei casi, dato che sembra proprio che questa scelta non dipenda dal cervello ma sia invece il risultato di un riflesso muscolare oppure del controllo del midollo spinale in fase di formazione.

Ma non è questo il solo studio che è stato compiuto sul mancinismo.

Circa tre anni fa alcuni ricercatori dell’Università della California di Los Angeles che hanno dimostrato come la genetica svolga un ruolo significativo nel modellare la struttura del cervello e influenzare le persone destrimane o mancine in modo diverso.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences nel 2002, afferma come i mancini non seguano fedelmente il modello di organizzazione del cervello dei destrimani.

In altre parole, spiega Daniel Geschwind, mentre nella maggioranza degli individui il lato sinistro del cervello controlla la parte destra del corpo e viceversa, nei mancini non sempre accade che ciò sia vero.

Per dimostrare la loro teoria Geschwind e i suoi colleghi hanno sottoposto a risonanza magnetica 72 coppie di gemelli confrontandole con 67 coppie di fratelli.

I gemelli erano tutti maschi di età compresa fra i 75 e gli 85 anni.

Dalle immagini prodotte delle risonanze magnetiche si è visto come nel caso dei gemelli monozigoti entrambi destrimani le differenze nella strutture cerebrali erano pressoché nulle, ma questo non era vero se uno dei gemelli era destrorso e l’altro mancino, in questo caso le differenze nell’organizzazione del cervello erano più marcate e dissimili.

Al contrario nei gemelli dizigoti, che condividono solo il 50% dei geni, non si osserva questa differenza fra coppie destrimano-destrimano e destrimano-mancino.

Dunque se le differenza fra destrimani e mancini sono molto più accentuate nei gemelli monozigoti, che condividono il 100% dei geni, ciò significa che si può ragionevolmente supporre che la genetica influenzi la struttura del cervello anche in tarda età.

giovedì 29 luglio 2010

Note su note...

Il 2010 lo ricorderò come l'anno in cui dopo anni di attesa ho visto la mia rock band preferita: gli Aerosmith. Esperienza fantastica: non ci sono altre parole per descrivere ciò che ho vissuto all'Heineken Jammin Festival tenutosi a Venezia. E' sensazionale l'aria che si respira, 30mila persone che si ritrovano lo stesso giorno per condividereun'unica passione, la passione per la buona musica. Gli Aerosmith non tornavano in Italia da almeno 20 anni, e varcando i nostri confini nazionali hanno sicuramente lasciato il segno! il Concerto è durato più o meno 2 ore e mezzo, la scaletta è stata entusiasmante; non si sono risparmiati suonando per noi successi come Rag Doll, love in Elevator, con cui hanno apetto l'esibizione, la romanticissima I Don't wanna Miss A Thing ( colonna sonora del film Armageddon) concludendo in bellezza sulle note di Dream On ( capolavoro indiscusso, ripreso tra l'altro da Eminem qualche anno fa) e Walk This Way.
Steven Tyler, trascinanore di folle, dall'alto dei suoi 62 anni, ha ancora energia da vendere, un fisico da giovinotto, benchè segnato dall'alcool e dalla droga. Tyler è il nome d'arte, perchè vero nome del cantante della rock band americana è Tallarico, il nonno era calabrese (noi italiani siamo ovunque!).
Già 3 anni fa gli Aerosmith dovevano esibirsi all'Heineken, se non fosse stato per una tromba d'aria che spazzò via il palco, provocando addirittura feriti e scompiglio generale. Quest'anno siamo stati fortunati perchè la tromba d'aria c'è stata, ma si è abbattuta sul palco solo il giorno dopo(!!!). Speriamo di rivivere questi momenti in un futuro non troppo lontano...Aerosmith come back to Italy!!!!

Assignment 5

l'indirizzo del mio account in DELICIOUS è http://delicious.com/sofia_giovannini

Per ora i bookmarks sono pochi, per lo meno ho riportato i siti che mi sono venuti in mente al momento perchè visitati più frequentemente. Col tempo vedrò di aggiungere la lista....

mercoledì 28 luglio 2010

Assignment 4

Si parla sempre tanto di internet, del suo impatto nelle nostre vite, soprattutto in quelle degli adolescenti, che crescono in una società quanto mai improntata sulla tecnologia. Attraverso la rete sappiamo di tutto e di tutti, possiamo sbirciare, possiamo conoscere, abbiamo accesso a miliardi di informazioni sui più svariati argomenti, ma quanto riusciamo a sfruttare questa incredibile risorsa?
Internet non è solo facebook. (tanto per citarne uno!) ma è un luogo in cui approfondire i nostri interessi, dare risposte alle nostre curiosità. Riprendo una frase dell'articolo "Stare online per crescere, per apprendere, in un processo dove colui che apprende è il protagonista che dà forma al proprio ambiente di apprendimento in funzione del progetto che si è prefisso". questo è il nostro potere: non siamo passivi dentro la rete, ciascuno ha la libertà di scegliere cosa cercare, cosa vedere, cosa ascoltare. Internet si plasma alle nostre esigenze. Il sapere è di tutti: questa è la grande conquista, è una nuova forma di democrazia; basti pensare a Wikipedia, ma anche al nostro MedWiki sono esempi di come gli internauti partecipino sempre più alla condivisione del conoscere.
Anche questa è la forza della rete: chi non vuole essere vittima di un'informazione di parte, di leggi bavaglio, di verità celate, si addentra su internet. Mentre prima le masse potevano fruire dell'informazione solo attraverso i media, oggi le masse possono esprimersi, possono scegliere cosa sapere. " La libertà di informazione è decretata dalla scelta, io scelgo di sapere e non mi accontento di apprendere (veramente per osmosi) stralci di notizie sparate qua e là alla Tv.

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Si stava meglio quando si stava peggio?
"Un effetto della scolarizzazione: voler vedere i limiti del territorio, avere
bisogno del manuale, voler sapere tutto ciò che serve. Questa è una malformazione
di origine scolastica. La vita non è così. Mai."
Io provengo da un liceo, al liceo è tradizione, si studia sempre tantissimo, eccessivamente, tanto è che in cinque anni sono passata dall'amore per lo studio al diplomiamoci e scappiamo via!. Questo riempire la testa di formule, nozioni che poi non hanno un riscontro nella vita di tutti i giorni ci rende si persone colte, ma nella vita reale? Una eccessiva istruzione ci porta a diventare degli inetti verso le cose più semplici e naturali della vita?
Cresciamo convinti che tutto sia spiegabile con pagine di libri, che tutto si riduca a schemi, numeri, regole; la vita non è questo, la vita è osare, darsi all'avventura, capire ciò che ci serve attraverso le nostre uniche esperienze.
"Si sono interrotti i fili lungo i quali si trasmetteva il sapere, di generazione in
generazione. Ora si va a scuola ma questa dà solo un surrogato finalizzato
all’inserimento nel mondo del lavoro, peraltro spesso in modo non soddisfacente.
La scuola non può dare quella conoscenza che prima fluiva dai vecchi ai giovani
per osmosi, per atti osservati e condivisi, che è difficile codificare in forme
proposizionali e certamente non in quelle dei manuali scolastici."
I nostri nonni non avevano manuali per allevare il bestiame, per avere il buon raccolto, il buon vino, ma si servivano dell'intuito e di ciò che avevano appreso dai loro avi (osservazione e condivisione). La loro era una cultura semplice, legata alla terra, all'alternarsi delle stagioni, al manifestarsi della vita in un chicco di grano, in un acino d'uva, in un vitello. Tutti oggi riceviamo un'istruzione, il nostro problema non è se andremo a scuola ma quale scuola frequenteremo. cresciamo con un'idea sbagliata: che sia soltanto la scuola a darci il sapere, ciò che non è scuola non ci desta interesse, è superfluo, non serve. decidiamo cosa c'è da sapere o non sapere in base a cosa ci torna utile per avere buoni voti a scuola, del resto ci interessiamo poco.
La scuola è importante, si sa, ma ci sono cose che non può insegnare: quella cultura che, come si è detto, affonda le sue radici nella vecchia vita contadina, scandita dal sole, dalle pioggie, dal calare e dal crescere della luna. Una cultura che non è scritta sui libri, ma si tramanda da padre in figlio.

sabato 13 marzo 2010


Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.
Quando la donna cannone d'oro e d'argento diventerà,
senza passare dalla stazione l'ultimo treno prenderà.
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,
dalle porte della notte il giorno si bloccherà,
un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.

E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo....
Più, uuu uuu uuu uuu na na na na na
E senza fame e senza sete
e senza aria e senza rete voleremo via.

Così la donna cannone, quell'enorme mistero volò,
sola verso un cielo nero s'incamminò.
Tutti chiusero gli occhi nell'attimo esatto in cui sparì,
altri giurarono e spergiurarono che non erano rimasti lì.
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò
e non aver paura se non sarò come bella come dici tu
ma voleremo in cielo in carne ed ossa, non torneremo....
Più, uuu uuu uuu uuu na na na na na.

E senza fame e senza sete
e senza aria e senza rete voleremo via.

domenica 7 marzo 2010

Welcome!!!!

Con questo post io ti battezzo o mio blog col nome "Blog di Marleen" in onore al mio grande amore chiamato Musica.
Perchè Lili Marleen??

Lili Marleen (a volte citata come Lili Marlene) è una famosissima canzone tedesca, tradotta in innumerevoli lingue e divenuta famosa in tutto il mondo durante la seconda guerra mondiale. La più famosa interprete fu sicuramente l'attrice e cantante tedesca Marlene Dietrich che, fuggita negli USA, cantò la canzone per le truppe alleate.Durante la seconda guerra mondiale divenne la "canzone di tutti i soldati al fronte", tedeschi o alleati e veniva trasmessa tutte le sere alle 21 e 57 dall'emittente militare tedesca di Belgrado.