"Io credo di non essere responsabile del significato o dell'assurdità del vivere,
invece credo di essere responsabile di quello che faccio personalmente con la mia propria, irripetibile vita"
(Hermann Hesse)


mercoledì 28 luglio 2010

Assignment 4

Si parla sempre tanto di internet, del suo impatto nelle nostre vite, soprattutto in quelle degli adolescenti, che crescono in una società quanto mai improntata sulla tecnologia. Attraverso la rete sappiamo di tutto e di tutti, possiamo sbirciare, possiamo conoscere, abbiamo accesso a miliardi di informazioni sui più svariati argomenti, ma quanto riusciamo a sfruttare questa incredibile risorsa?
Internet non è solo facebook. (tanto per citarne uno!) ma è un luogo in cui approfondire i nostri interessi, dare risposte alle nostre curiosità. Riprendo una frase dell'articolo "Stare online per crescere, per apprendere, in un processo dove colui che apprende è il protagonista che dà forma al proprio ambiente di apprendimento in funzione del progetto che si è prefisso". questo è il nostro potere: non siamo passivi dentro la rete, ciascuno ha la libertà di scegliere cosa cercare, cosa vedere, cosa ascoltare. Internet si plasma alle nostre esigenze. Il sapere è di tutti: questa è la grande conquista, è una nuova forma di democrazia; basti pensare a Wikipedia, ma anche al nostro MedWiki sono esempi di come gli internauti partecipino sempre più alla condivisione del conoscere.
Anche questa è la forza della rete: chi non vuole essere vittima di un'informazione di parte, di leggi bavaglio, di verità celate, si addentra su internet. Mentre prima le masse potevano fruire dell'informazione solo attraverso i media, oggi le masse possono esprimersi, possono scegliere cosa sapere. " La libertà di informazione è decretata dalla scelta, io scelgo di sapere e non mi accontento di apprendere (veramente per osmosi) stralci di notizie sparate qua e là alla Tv.

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Si stava meglio quando si stava peggio?
"Un effetto della scolarizzazione: voler vedere i limiti del territorio, avere
bisogno del manuale, voler sapere tutto ciò che serve. Questa è una malformazione
di origine scolastica. La vita non è così. Mai."
Io provengo da un liceo, al liceo è tradizione, si studia sempre tantissimo, eccessivamente, tanto è che in cinque anni sono passata dall'amore per lo studio al diplomiamoci e scappiamo via!. Questo riempire la testa di formule, nozioni che poi non hanno un riscontro nella vita di tutti i giorni ci rende si persone colte, ma nella vita reale? Una eccessiva istruzione ci porta a diventare degli inetti verso le cose più semplici e naturali della vita?
Cresciamo convinti che tutto sia spiegabile con pagine di libri, che tutto si riduca a schemi, numeri, regole; la vita non è questo, la vita è osare, darsi all'avventura, capire ciò che ci serve attraverso le nostre uniche esperienze.
"Si sono interrotti i fili lungo i quali si trasmetteva il sapere, di generazione in
generazione. Ora si va a scuola ma questa dà solo un surrogato finalizzato
all’inserimento nel mondo del lavoro, peraltro spesso in modo non soddisfacente.
La scuola non può dare quella conoscenza che prima fluiva dai vecchi ai giovani
per osmosi, per atti osservati e condivisi, che è difficile codificare in forme
proposizionali e certamente non in quelle dei manuali scolastici."
I nostri nonni non avevano manuali per allevare il bestiame, per avere il buon raccolto, il buon vino, ma si servivano dell'intuito e di ciò che avevano appreso dai loro avi (osservazione e condivisione). La loro era una cultura semplice, legata alla terra, all'alternarsi delle stagioni, al manifestarsi della vita in un chicco di grano, in un acino d'uva, in un vitello. Tutti oggi riceviamo un'istruzione, il nostro problema non è se andremo a scuola ma quale scuola frequenteremo. cresciamo con un'idea sbagliata: che sia soltanto la scuola a darci il sapere, ciò che non è scuola non ci desta interesse, è superfluo, non serve. decidiamo cosa c'è da sapere o non sapere in base a cosa ci torna utile per avere buoni voti a scuola, del resto ci interessiamo poco.
La scuola è importante, si sa, ma ci sono cose che non può insegnare: quella cultura che, come si è detto, affonda le sue radici nella vecchia vita contadina, scandita dal sole, dalle pioggie, dal calare e dal crescere della luna. Una cultura che non è scritta sui libri, ma si tramanda da padre in figlio.

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